In presenza dell’Ambasciatore dell’Italia in Spagna, Stefano Sannino, si è tenuto nella serata del 3 maggio 2016 l’ultimo appuntamento per le celebrazioni del 25 aprile, con la proiezione del documentario ”1893. L’inchiesta” della regista Nella Condorelli. L’evento è stato organizzato dai Com.It.Es e dall’associazione italospagnola “A Madrid si muove un’altra Italia” (“en Madrid otra Italia”).
Il documentario ricostruisce la grande sollevazione contadina e operaia avvenuta in Sicilia alla fine dell’Ottocento, conosciuta come Movimento dei Fasci Siciliani dei Lavoratori, seguendo la narrazione dell’unico giornalista che li seguì da dentro: Adolfo Rossi. La proiezione, seguita da un concerto del gruppo musicale Briganterra, si è tenuta presso l’Aula Magna della Scuola Italiana di Madrid, storica istituzione scolastica situata nel quartiere di Chamberì.
In sala erano presenti, oltre all’Ambasciatore Sannino – appena insediatosi nella capital
e spagnola, anche il preside della Scuola Italiana Cosimo Guarino, il Presidente del Com.It.Es Pietro Mariani ed Elisabeth Donatello, dell’associazione “en Madrid otra Italia”. Un collettivo, quest’ultimo, impegnato fin dal 2009 a preservare la memoria storica ed i valori dell’antifascismo e dell’antimafia, che proprio in questi giorni organizza il festival ReXistencias 2016 dedicato all’anniversario della Festa della Liberazione.
Tutti hanno preso la parola sottolineando il momento importante di coesione per la comunità italiana in Spagna e ricordando che le iniziative continueranno ancora più numerose in occasione del 2 giugno, Festa della Repubblica.
Il filmdocumentario “1893. L’inchiesta” offre uno spaccato molto interessante di quello che fu il Movimento dei Fasci Siciliani dei Lavoratori – che niente ha a che vedere con il fascismo grazie alla cronaca di Adolfo Rossi. Questo giornalista percorse la Sicilia in lungo e in largo a dorso di mulo, parlando con contadine e operai, signorotti locali e carabinieri, regalandoci una magistrale inchiesta giornalistica.
Non essendoci ovviamente filmati dell’epoca, il film è basato sui disegni di Nico Bonomolo e su filmati girati nelle campagne disabitate della Sicilia. Riprese molto suggestive che valorizzano le bellezze di questa splendida isola mediterranea. Grazie alla musica, alle ricostruzioni, alla voce narrante degli attori, il film offre un’immagine piuttosto chiara di quello che fu il primo grande sciopero dei lavoratori in Europa. Un movimento organizzato nel quale le donne ebbero un ruolo importantissimo con il quale trecentomila contadini ed operai chiesero pane, dignità, redistribuzione delle terre, giustizia. In poche parole, emancipazione da una condizione di estrema miseria e sfruttamento. Una situazione spaventosa se si aggiunge che il lavoro minorile era diffusissimo e che i bambini venivano impiegati nelle miniere di zolfo.
Quel movimento, una delle prime forme di organizzazione dei lavoratori in Europa (“fascio” viene proprio da lì: un ramo si spezza, mentre un fascio di rami no) venne represso nel sangue dall’esercito dell’Italia appena unificata, che si comportò in maniera non diversa da come si comportava fino a poco prima l’esercito spagnolo comandato dai Borboni. Oltre novanta furono i morti, fra cui anche tanti giovanissimi. Una vergogna che “marcisce le radici dell’unificazione d’Italia”.
Alla fine della proiezione, che anche gli spagnoli presenti in sala hanno potuto seguire grazie ai sottotitoli inseriti da Beatrice Ferrari Steffani di “en Madrid otra Italia”, la regista Nella Condorelli ha parlato al pubblico, sottolineando il lavoro di gruppo che c’è stato dietro la realizzazione del documentario ed il grande sforzo per riprodurre fedelmente le cronache di Rossi. Sui Fasci siciliani, ha aggiunto la Condorelli, è stato scritto tantissimo e ci sono posizioni diverse da parte degli accademici. Quello che possiamo sapere rimanendo ai fatti, è che fu un grande movimento di sollevazione popolare, il primo movimento sindacale organizzato d’Italia. Quel che ne seguì, con la repressione e le stragi di contadini ed operai, è una vergogna che l’Italia non può scordare. Per questo il lavoro di memoria storica realizzato dalla Condorelli merita il nostro applauso e deve essere diffuso.
Ci troviamo in una Italia ed una Europa profondamente cambiate rispetto a quel lontano ultimo decennio dell’800, ma nuove povertà e nuove ingiustizie non solo bussano alle sue porte – respinte da muri e fili spinati che noi europei solleviamo – ma sono presenti nelle periferie delle sue città, nel cuore del continente. Conoscere il passato ci aiuta ad affrontare con maggior consapevolezza e maturità il presente.
Lorenzo Pasqualini
Editore di El Itagnol